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25 aprile 2025

25 aprile 2025

 

Carissimi tutti,

buon 25 aprile.

L’augurio vi giunga con questa immagine per quante imboscate, quante battaglie, quanto sangue sparso dei partigiani caduti in nome della libertà, le colline hanno visto.

Penso che sia irriverente nei confronti di chi ha rischiato o perso la vita per garantire un diritto agli altri, a tutti noi, consigliare “sobrietà” nel manifestare riconoscenza da parte dei cittadini di oggi che godono del privilegio della libertà.

 

La collina, 1944

 

Non è bello propagandare disimpegno, né nei confronti di quei pochi partigiani ancora in vita, né nei confronti delle persone mature che per 80 anni hanno goduto della libertà conquistata con la lotta partigiana, né nei confronti dei più giovani che vanno invece esortati, educati all’impegno civile, allo studio, alla conoscenza della storia, perché crescendo abbiano l’opportunità di saper scegliere da che parte stare affermando responsabilmente “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”, e facciano anche loro la loro parte nel mantenimento e nella trasmissione della memoria.

E così pure per il cittadino comune il cui atteggiamento “sobrio”, indotto alla sobrietà, può rischiare di sconfinare nell’indifferenza.

Penso dunque che sia sempre più necessario – anche in un momento come questo, contestualmente di doloroso cordoglio – esortare a partecipare e a mettere in campo senso morale e onestà.

Se il pittore si ponesse davanti alla tela o il musicista davanti allo spartito o lo scrittore davanti alla pagina bianca con sobrietà anziché con passione, entusiasmo e partecipazione, sarebbe la fine dell’arte e della poesia.

Queste le mie personali considerazioni sulla giornata del 25 aprile che ogni anno puntualmente ricorre, ma ogni anno fatalmente un po’ diversa. Mi auguro che la distanza di 80 anni non ne offuschi la visione, ma che la prospettiva la renda più acuta.

Vorrei chiudere, come d’abitudine, con parole un po’ più alte delle mie, questa volta di Danilo Dolci:

“Prima che il giorno assimili le stelle, ogni mattina continuo a cercare nel mio silenzio, prima di impegnarmi nelle iniziative attive: so che accettare di disperdersi nella complessità di questo mondo (dove si aggrovigliano enormi sforzi di chiarificazione e sviluppo a dure resistenze e enormi sprechi, da quelli della miseria disperata a quelli della ricchezza, fino tra i grattacieli e le più tecnicizzate fabbriche di bombe atomiche) è già morire; so come questo mondo stenta ad uscire dal suo tempo primitivo verso quello in cui la tua vita è la mia vita, la mia vita non può non essere anche la tua; so che abbiamo appena iniziato ad apprendere che gli uomini possono davvero imparare solo se vogliono ricercare e sanno cercare anche insieme; e che purtroppo è sempre presente il rischio di dimenticare quanto si sa”.

 

Vi abbraccio,

Natalia Ajmone

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